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Tag: Pianificazione patrimoniale

La Holding: uno strumento strategico per l’ottimizzazione fiscale aziendale

La Holding: uno strumento strategico per l’ottimizzazione fiscale aziendale

Le holding sono strumenti essenziali per la gestione e la riorganizzazione dei patrimoni aziendali e familiari. Offrono numerosi vantaggi fiscali e consentono di proteggere gli asset

Cosa sono le holding e quali tipologie esistono?

Le holding sono società che detengono partecipazioni in altre aziende e/o beni come immobili, marchi e brevetti. Esistono due principali categorie:

Holding miste: oltre alla gestione delle partecipazioni, svolgono attività operative proprie.
Le holding possono essere costituite da enti sia commerciali che non commerciali.

Holding pure: non svolgono attività operative e si limitano a gestire le partecipazioni.

Qual è la struttura di una holding in un gruppo aziendale?

Le holding possono operare su due livelli:

Holding familiare: detiene la holding industriale e funge da strumento di controllo patrimoniale e di governance familiare.
Questa struttura aiuta a separare i rischi e a ottimizzare la gestione aziendale.

Holding industriale: controlla e gestisce le partecipazioni nelle società operative.

Come si costituisce una holding?

La costituzione di una holding dipende dalle specifiche esigenze aziendali. Tra le operazioni più comuni troviamo:

Scissione societaria: suddivisione di una società esistente in più entità.
Queste operazioni permettono di isolare i rischi fiscali e civilistici, trasferendoli alla società conferente mentre la holding rimane protetta.

Conferimento di compendi aziendali: trasferimento di asset a nuove società, creando così una holding di partecipazioni.

Quali sono i vantaggi fiscali di una holding?

Le holding beneficiano di vari vantaggi fiscali, tra cui:

Esenzione parziale delle plusvalenze: nel caso di cessione di partecipazioni, le plusvalenze possono essere tassate in modo ridotto rispetto alla vendita di asset aziendali.

Neutralità fiscale: evita la tassazione immediata delle plusvalenze derivanti dal trasferimento di beni, a meno che non siano effettuate rivalutazioni fiscali.

Agevolazioni per il consolidato fiscale: permette di compensare le perdite di una società con gli utili di un’altra all’interno del gruppo.

Qual è il ruolo della holding nelle operazioni di fusione e acquisizione (M&A)?

Le holding facilitano le operazioni di fusione e acquisizione aziendale (M&A) grazie a due principali modalità di trasferimento:

Asset deal (cessione di beni aziendali): comporta la vendita diretta degli asset della società.
Le differenze tra queste modalità riguardano la tassazione delle plusvalenze e gli impatti sui bilanci aziendali.

Share deal (cessione di partecipazioni): permette di trasferire il controllo della società senza alienare direttamente i suoi asset.

Perché affidarsi a un consulente finanziario indipendente per la gestione di una holding?

Le operazioni che coinvolgono le holding sono complesse e richiedono un’attenta pianificazione fiscale e societaria avvalendosi della collaborazione di professionisti dedicati. Un consulente finanziario indipendente può aiutare a:

  • Valutare la migliore struttura per il proprio business.
  • Ottimizzare la gestione fiscale e patrimoniale.
  • Ridurre i rischi connessi alle operazioni societarie.

Affidarsi a un esperto permette di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle holding e garantire una gestione efficiente e conforme alle normative vigenti.

I Trust del ‘Dopo di Noi’: Tassazione in Uscita per gli Eredi del Beneficiario

I Trust del ‘Dopo di Noi’: tassazione in uscita per gli eredi del beneficiario

Il Decreto Legislativo 139/2024 introduce nuove regole per la tassazione delle successioni e donazioni, in particolare nel contesto dei trust. Queste novità si integrano con le disposizioni già esistenti della legge 112/2016, meglio nota come “Dopo di noi,” che offre protezione fiscale e patrimoniale alle persone con disabilità grave.

Quali sono le principali novità del D.lgs. 139/2024 per la tassazione delle successioni e donazioni?

Il D.lgs. 139/2024 stabilisce che l’imposta sulle successioni e donazioni è dovuta nel momento in cui i beneficiari acquisiscono diritti pieni ed esigibili sui beni conferiti in trust, come chiarito dalla circolare 34/E/2022. La tassazione non avviene al momento del conferimento iniziale o degli apporti successivi, ma solo quando i diritti diventano definitivi e non discrezionali.

La legge “Dopo di noi” è influenzata dal D.lgs. 139/2024?

No, le disposizioni della legge 112/2016 rimangono inalterate. Questa normativa prevede che l’imposta sulle successioni e donazioni nei trust dedicati a persone con disabilità grave non sia dovuta né al momento del conferimento iniziale né per gli apporti successivi. L’imposta si applica solo al trasferimento del patrimonio residuo agli eredi, dopo la morte del beneficiario.

Come si determina il momento impositivo secondo il D.lgs. 139/2024?

Il momento impositivo è individuato caso per caso, analizzando quando i beneficiari ottengono effettivamente diritti pieni ed esigibili sui beni. Questo avviene senza la discrezionalità del trustee, garantendo maggiore chiarezza rispetto al regime precedente.

Quali benefici fiscali offre la legge 112/2016 per i trust istituiti a favore di persone con disabilità grave?

La legge “Dopo di noi” conferma i seguenti vantaggi:

  • Esenzione dall’imposta sulle successioni e donazioni al momento del conferimento e degli apporti successivi.
  • Tassazione agevolata solo al trasferimento del patrimonio residuo agli eredi, dopo la morte del beneficiario.
  • Applicazione di esenzioni e tassazioni fisse su acquisti e retrocessioni.

È possibile ottenere un rimborso delle imposte versate in precedenza per i trust?

Sì, la circolare 34/E/2022 consente il rimborso delle imposte versate erroneamente da contribuenti che ritenevano di dover pagare l’imposta sulle successioni e donazioni al momento istitutivo del trust.

Quali sono i vantaggi principali del nuovo regime fiscale per i trust?

Il nuovo regime del D.lgs. 139/2024 offre:

  • Maggiore certezza nel momento impositivo, basato sull’effettivo trasferimento dei diritti.
  • Conservazione dei benefici fiscali previsti per i trust istituiti secondo la legge “Dopo di noi”.
  • Possibilità di richiedere rimborsi per imposte versate erroneamente in passato.

Conclusione

Il D.lgs. 139/2024 rappresenta un passo avanti nella razionalizzazione della tassazione dei trust, garantendo maggiore chiarezza e salvaguardando i diritti delle persone con disabilità grave tutelate dalla legge 112/2016. Per ottimizzare la gestione fiscale dei trust e beneficiare delle agevolazioni previste, è consigliabile rivolgersi a un consulente finanziario indipendente.

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Cos'è un trust e come funziona?

Trust: conseguenze e scenari in caso di rinuncia del beneficiario

Un trust è uno strumento giuridico in cui un soggetto (disponente) trasferisce beni a un trustee, che li gestisce per conto di uno o più beneficiari. Il trustee non diventa proprietario dei beni, ma li amministra in regime di segregazione patrimoniale.

Quando si applica l’imposta sulle successioni e donazioni in un trust?

Secondo l’Agenzia delle Entrate (interpello n. 165 del 2024), l’imposta sulle successioni e donazioni si applica solo nel momento in cui i beni vengono definitivamente trasferiti ai beneficiari. L’atto istitutivo del trust e il trasferimento patrimoniale dal disponente al trustee non generano presupposto impositivo.

Cosa succede ai beni di un trust se il beneficiario rinuncia?

Se il beneficiario rinuncia ai beni del trust, questi ritornano al disponente e il trust cessa. L’Agenzia delle Entrate chiarisce che tale retrocessione non rappresenta un trasferimento di ricchezza e non è soggetta all’imposta sulle successioni e donazioni.

Quali imposte si applicano alla revoca del trust?

L’atto di revoca del trust è soggetto all’imposta di registro in misura fissa. Inoltre, sono dovute imposte ipotecarie e catastali, anch’esse in misura fissa, per la trascrizione e la voltura catastale dei beni trasferiti.

Come influisce il rapporto di parentela tra disponente e beneficiario sull’imposizione fiscale?

Quando i beni vengono attribuiti ai beneficiari, l’imposta sulle successioni e donazioni viene calcolata in base al grado di parentela tra disponente e beneficiario, con aliquote e franchigie specifiche.

Quali vantaggi fiscali offre un trust?

Un trust consente di pianificare la successione e proteggere i beni, rinviando l’imposizione fiscale al momento dell’effettiva attribuzione ai beneficiari, evitando tassazioni anticipate sul patrimonio conferito.

Con il supporto di un Consulente Finanziario Indipendente che si avvale di professionisti dedicati , è possibile pianificare correttamente il futuro

Fondi Pensione: La libertà dell’iscritto di decidere il destinatario del montante

Fondi Pensione: la libertà dell’iscritto di decidere il destinatario del montante

I fondi pensione sono strumenti utili per garantire sicurezza economica in età avanzata, ma è altrettanto importante sapere cosa accade in caso di decesso dell’aderente. Di seguito alcune considerazione riguardo le normative relative alla successione dei capitali previdenziali, i diritti dei beneficiari, le modalità di tassazione e le particolarità delle rendite pensionistiche.

Cosa succede al capitale previdenziale in un fondo pensione se l’aderente muore durante la fase di accumulo?

Secondo l’art. 14, comma 3 del d.lgs. 252/2005, in caso di decesso di un iscritto durante la fase di accumulo:

  • Il capitale viene riscattato dai beneficiari designati.
  • In assenza di designazione, i diritti spettano agli eredi individuati dal codice civile.

Gli eredi acquisiscono il capitale iure proprio, quindi questo non entra nell’asse ereditario e non è soggetto all’imposta di successione.

Gli eredi possono accettare il capitale del fondo pensione anche se rinunciano all’eredità?

Sì. Anche chi rinuncia all’eredità ha diritto a riscattare il capitale previdenziale, nonostante alcune interpretazioni giurisprudenziali contrarie (Corte di Cassazione, ordinanza n. 19.571/2019).

Come viene tassato il capitale di un fondo pensione in caso di decesso?

La tassazione dipende dagli anni di partecipazione al fondo:

  • Montante maturato dal 2007: aliquota agevolata tra il 15% e il 9%, con riduzioni per ogni anno di partecipazione superiore al quindicesimo.
  • Contributi versati prima del 2007: si applicano le regole precedenti.

Chi può essere designato come beneficiario di un fondo pensione?

L’aderente può designare qualsiasi persona fisica o giuridica come beneficiario.
Eccezione: Nei fondi pensione dedicati ai dipendenti pubblici, vengono privilegiati:

  • Coniuge.
  • Figli.
  • Genitori fiscalmente a carico.

Cosa accade al fondo pensione se il decesso avviene durante l’erogazione della rendita?

Le conseguenze variano a seconda del tipo di rendita scelta:

  • Rendita certa a tempo determinato: se il decesso avviene prima del termine, il pagamento continua fino al termine previsto.

In tutti i casi, la tassazione segue le aliquote agevolate (15-9%).

Le pensioni pubbliche seguono le stesse regole dei fondi pensione privati?*

No. Le pensioni pubbliche obbligatorie seguono regole più rigide e sono soggette alla tassazione marginale IRPEF, non alle aliquote agevolate applicabili ai fondi pensione privati.

Conclusione

Comprendere il trattamento del capitale previdenziale in caso di decesso è essenziale per garantire una corretta pianificazione finanziaria e tutelare i propri cari.

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La Polizza Vita: La soluzione ideale per allocare fondi al di fuori dell’asse ereditario

La Polizza Vita: la soluzione ideale per allocare fondi al di fuori dell’asse ereditario

Le polizze assicurative sono uno strumento versatile e strategico per garantire protezione finanziaria, riservatezza e pianificazione successoria mirata. Possono essere utilizzate per destinare capitali a beneficiari al di fuori dell’asse ereditario, tutelare partner non riconosciuti legalmente e offrire sicurezza economica in situazioni impreviste.

Come funzionano le polizze assicurative nella pianificazione successoria?

Le polizze assicurative consentono di destinare somme di denaro a beneficiari scelti, al di fuori dell’asse ereditario. Questo garantisce riservatezza e tutela patrimoniale, evitando l’esclusione di figure come partner non riconosciuti legalmente o altri soggetti importanti.

Quali vantaggi fiscali offrono le polizze assicurative?

Le polizze assicurative presentano diversi vantaggi fiscali:

  • I capitali assicurati sono esenti da tassa di successione
  • Sono impignorabili e insequestrabili, sebbene per polizze finanziarie come le unit linked queste caratteristiche siano state oggetto di contestazione.

Quali sono i costi associati alle polizze assicurative?

Le polizze assicurative possono comportare costi annuali elevati, che in alcuni casi superano il 3-4% del capitale. Questi costi devono essere confrontati con la tassazione sulle successioni, che è al massimo dell’8%. Pertanto, è essenziale valutare attentamente la convenienza economica

Esistono alternative alle polizze per evitare la tassa di successione?

Sì, esistono alternative come i titoli di Stato e altri strumenti finanziari che sono esenti dalla tassazione successoria. Questi strumenti possono risultare più vantaggiosi dal punto di vista dei costi rispetto alle polizze assicurative.

Cosa sono le polizze temporanee caso morte (TCM)?

Le polizze TCM offrono protezione contro la premorienza, erogando un capitale proporzionale al premio versato. Sono ideali per:

  • Soggetti monoreddito.
  • Famiglie con figli in età scolare.
  • Persone con mutui in corso.

Queste polizze si possono affiancare a coperture per invalidità o malattia, particolarmente utili per lavoratori autonomi.

Perché è importante informare il beneficiario dell’esistenza di una polizza?

Se il beneficiario non è informato, il rischio è che la polizza rimanga non riscossa. Per evitare questo problema:

  • L’ANIA offre un servizio per individuare contratti dormienti.
  • L’IVASS ha già contribuito a risvegliare numerose polizze non incassate, riducendo l’entità del fenomeno.

Conclusione

Le polizze assicurative rappresentano una soluzione efficace per pianificare successioni e garantire protezione finanziaria, ma richiedono un’attenta valutazione dei costi e della convenienza. Rivolgersi a un consulente finanziario indipendente è fondamentale per ottimizzare la gestione di questi strumenti e sfruttarne appieno i benefici.

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Dossier Titoli: le insidie nei passaggi di proprietà agli eredi

Dossier Titoli: le insidie nei passaggi di proprietà agli eredi

Il passaggio di un dossier titoli agli eredi rappresenta una fase delicata, poiché coinvolge aspetti di natura legale, finanziaria e burocratica. Nel contesto della comunione ereditaria, i titoli rimangono in comproprietà tra gli eredi fino alla divisione dell’eredità, con conseguenti possibili complicazioni su liquidazioni, trasferimenti e gestione delle quote. Di seguito, troverai alcune tra le domande più ricorrenti

Cosa si intende per “comunione ereditaria” e come influisce sul dossier titoli?

La gestione del passaggio di un dossier titoli agli eredi può essere complessa proprio a causa della comunione ereditaria. Fino alla divisione dell’eredità, tutti i beni (inclusi i titoli finanziari) rimangono in comunione tra gli eredi, richiedendo consenso unanime per operazioni come liquidazioni o trasferimenti.

I crediti si dividono automaticamente tra gli eredi o restano in comunione?

Esistono due orientamenti interpretativi su questo punto:

  • Uno ritiene che i crediti (come i titoli finanziari) si dividano automaticamente tra gli eredi;
  • L’altro, prevalente, sostiene che i crediti vadano considerati parte della comunione ereditaria, per cui è necessario l’accordo tra tutti gli eredi per gestire o liquidare i titoli.

Perché alcuni titoli finanziari possono creare maggiori difficoltà nella successione?

Alcuni prodotti finanziari, come obbligazioni a lunga scadenza, titoli illiquidi o fondi di investimento non quotati, non sono facilmente liquidabili o trasferibili. In caso di titoli indivisibili, la vendita potrebbe essere obbligata, esponendo gli eredi a potenziali perdite dovute alla volatilità dei mercati. Inoltre, strumenti con vincoli temporali o normativi (ad esempio polizze o fondi a lungo termine) possono comportare penalità o ulteriori difficoltà operative.

In che modo la burocrazia può ostacolare il passaggio dei titoli agli eredi?

La banca richiede diversi documenti – fra cui certificati di morte, eredità e dichiarazione di successione – e l’assenza di uno di questi può bloccare ogni operazione. Alcuni eredi potrebbero preferire il trasferimento dei titoli invece della liquidazione, ma difficoltà tecniche o normative possono rendere inevitabile la vendita.

Quali sono gli adempimenti fiscali da considerare?

Gli aspetti fiscali rivestono un ruolo centrale: la banca può chiedere la prova dell’avvenuto pagamento delle imposte di successione prima di procedere con il trasferimento o la liquidazione. Per questo è fondamentale pianificare con attenzione, eventualmente avvalendosi di consulenti esperti.

Perché è importante una pianificazione attenta con il supporto di professionisti?

Data la complessità degli aspetti legali, finanziari e burocratici, è consigliabile pianificare attentamente e affidarsi a un professionista che possa supportare gli eredi nella gestione del dossier titoli, evitando ritardi, penalità e possibili litigi futuri.

Conclusioni

Il passaggio di un dossier titoli agli eredi richiede un’analisi approfondita della normativa, la conoscenza delle caratteristiche dei vari strumenti finanziari e la capacità di gestire le inevitabili questioni burocratiche e fiscali. È essenziale, dunque, affidarsi a un professionista qualificato per navigare con successo questa fase delicata. Contattami per ulteriori informazioni o per una consulenza personalizzata

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Successione e Indegnità – Chi rischia l’esclusione dall’eredità?

Successione e indegnità: chi rischia l’esclusione dall’eredità

L’indegnità a succedere è una causa di esclusione dall’eredità prevista dall’art. 463 del Codice Civile. Si applica a chi ha commesso atti gravemente lesivi nei confronti del defunto o dei suoi familiari stretti. A differenza dell’incapacità successoria, l’indegnità non impedisce di essere chiamati all’eredità, ma ne annulla l’acquisto tramite una sentenza giudiziale.

Chi può essere escluso dall’eredità per indegnità?

Può essere dichiarato indegno chi ha commesso atti gravi contro l’integrità fisica o morale del defunto o dei suoi parenti, oppure ha tentato di alterare la volontà testamentaria mediante falsificazione, distruzione o occultamento del testamento.

Chi può far valere l’indegnità e entro quanto tempo?

I successibili diretti, i loro legittimati e anche i creditori possono agire per far dichiarare l’indegnità del soggetto entro un termine di prescrizione decennale.

Quali sono le principali cause di indegnità a succedere?

Le cause principali sono:

  • Omicidio o tentato omicidio del defunto o di un suo familiare stretto.
  • Violenza, minaccia o frode per costringere il defunto a redigere, revocare o modificare un testamento.
  • Alterazione o occultamento di un testamento.
  • Decadenza dalla responsabilità genitoriale (art. 463 c.c. e L. 137/2005).

Cosa succede ai beni già ricevuti dall’indegno?

Se l’indegnità viene accertata, il soggetto perde i diritti ereditari e deve restituire i beni acquisiti e i frutti percepiti. Gli atti di ordinaria amministrazione restano validi, mentre quelli dispositivi gratuiti possono essere annullati, salvo tutela per i terzi in buona fede.

Come si può riabilitare un erede indegno?

L’indegno può essere riabilitato tramite un atto esplicito del defunto, che elimina gli effetti dell’indegnità.

La separazione con addebito esclude il coniuge dall’eredità?

Sì, il coniuge separato con addebito perde la capacità successoria nei confronti del defunto.

Cos’è la diseredazione e chi può essere escluso con questa modalità?

La diseredazione è un atto con cui il testatore esclude un erede dalla successione. È valida solo per gli eredi non legittimari e per i genitori decaduti dalla responsabilità genitoriale.

Affidarsi ad un consulente finanziario che si avvale di professionisti dedicati indipendente permette di fare la scelta migliore

10 motivi per scegliere un consulente finanziario indipendente

“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai.

Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio.

Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

E’ forse una delle frasi più celebri del film Matrix (1999). Da un lato c’è il nostro mondo, così come lo conosciamo e lo viviamo, e dall’altro c’è un mondo, a noi sconosciuto, in grado di spiegarci più a fondo il funzionamento del nostro. 

Sebbene la similitudine con Matrix possa sembrare poco inerente, quando si tratta di gestire il proprio patrimonio, la scelta del consulente finanziario può fare la differenza. Aprire dunque gli occhi su ciò che fino adesso si è fatto e guardare ad un altro modo di gestire il proprio patrimonio.

La ricchezza degli italiani ammonta a quasi 5.600 miliardi di euro (dato 2023). Di questi, circa 840 miliardi sono gestiti con strumenti finanziari ed assicurativi dai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (ex promotori finanziari). 

Sebbene propongano solitamente soluzioni di investimento migliori rispetto ai loro colleghi bancari, è bene ricordare che sono professionisti remunerati in base alle masse gestite e ai prodotti collocati. Vivono cioè di provvigioni sui prodotti proposti ai propri clienti.

Più costoso è il prodotto sottoscritto dal cliente, maggiore sarà il loro guadagno.

La remunerazione, così concepita, genera inevitabilmente un conflitto di interessi tra loro ed il cliente. 

Ed è questo, forse, il motivo principale per cui solo il 23% degli 840 miliardi sopracitati, è rappresentato da strumenti finanziari definiti “risparmio amministrato”. Quelli cioè meno costosi per il cliente e meno redditizi per chi li propone.

Occorre evidenziare, che all’interno dei prodotti amministrati esiste una nicchia di strumenti finanziari rappresentata dai certificates (certificati). Oltre ad essere strumenti non adatti a tutti i risparmiatori e spesso venduti alla clientela in maniera indiscriminata, prevedono dei costi di sottoscrizione o collocamento a volte considerevoli. Costi non visibili o non percepiti dal sottoscrittore ma decisamente presenti.

Vediamo quindi 10 motivi per cui scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe rivelarsi una decisione migliore rispetto a un consulente finanziario abilitato all’offerta.

1. Indipendenza e assenza di conflitti di interesse

Perché scegliere un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti operano senza avere rapporti con banche o reti commerciali e non hanno alcun interesse a collocare specifici strumenti finanziari. Questo consente loro di fornire consigli imparziali e personalizzati, basati esclusivamente sulle esigenze del cliente.

Un consulente finanziario indipendente potrà quindi consigliare lo strumento finanziario più efficiente disponibile sul mercato, senza essere limitato ai prodotti offerti da una singola banca.

Questo è possibile sia mantenendo i rapporti con la propria banca, sia scegliendo un diverso istituto che potrebbe anche offrire servizi e condizioni migliori.

2. Consulenza personalizzata e approccio su misura

Quali sono i vantaggi di rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente?

Un consulente finanziario indipendente elabora un piano finanziario personalizzato in base alle esigenze e agli obiettivi specifici del cliente, senza essere vincolato a modelli standardizzati imposti da banche o reti. Scevro da budget, incentivi e pressioni commerciali.

Se il tuo obiettivo è per esempio risparmiare per l’università dei tuoi figli, un consulente finanziario indipendente analizzerà la tua situazione finanziaria e svilupperà un piano su misura per raggiungere questo specifico scopo. Ed invece di consigliarti un prodotto convenzionale che risulti più vantaggioso per lui che per te, potrà indicarti le soluzioni più efficienti e quasi certamente, meno costose.

3. Trasparenza delle tariffe

Come viene pagato un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti offrono una struttura a parcella trasparente, generalmente basata su una tariffa oraria od una percentuale sugli asset gestiti anziché su commissioni derivanti dalla promozione di prodotti finanziari.

Con un consulente finanziario indipendente, conoscerai esattamente il costo dei servizi, senza spiacevoli sorprese o spese aggiuntive legate alla promozione di specifici prodotti finanziari che spesso, e non troppo casualmente, si rivelano i più costosi per te e di conseguenza, i più redditizi per chi li propone. 

Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (ex promotore finanziario) è a tutti gli effetti equiparato ad un agente di commercio. Promuove quindi i prodotti collocati o distribuiti dalla banca o dalla rete per cui lavora. Tutto legato a provvigioni (front fee e management fee), budget ed incentivi. Tutte forme di remunerazione, più o meno trasparenti, che sarai tu a pagare, anche se spesso non ne sei consapevole.

A tal proposito, ricorda di leggere sempre con attenzione il Rendiconto degli oneri e dei costi che il tuo intermediario (banca o sim) deve obbligatoriamente inviare entro il 30 aprile di ogni anno. Sebbene il documento sia piuttosto nebuloso e non di facile lettura, potrai scoprire il reale costo dei tuoi investimenti e, soprattutto, che non esiste alcun pasto gratuito. Soprattutto nel mondo della finanza.

4. Libertà di scelta e ampiezza di opzioni

Quali strumenti finanziari consiglia un consulente finanziario indipendente?

Non esiste lo strumento ideale né quello adatto per tutti. Occorre comprendere le esigenze e gli obiettivi del cliente. In generale, comunque, i consulenti finanziari indipendenti possono consigliare tutti gli strumenti finanziari, fatto salva qualche particolare eccezione ed evitando quelli più costosi o, più precisamente, meno efficienti. In questo modo offre la possibilità di creare un valido portafoglio e soprattutto personalizzato. 

Un consulente finanziario indipendente potrà raccomandare, per esempio, ETP (Exchange Traded Products), singoli titoli azionari, obbligazioni governative, corporate e high yeld, certificati e, seppur più raramente, alcuni fondi comuni d’investimento di diritto italiano ed estero ed alcuni strumenti assicurativi. Inoltre, può fornire consulenza su investimenti immobiliari o alternativi, selezionando quelli che meglio si adattano alle tue necessità, desideri ed obiettivi.

È bene evidenziare che il consulente finanziario indipendente non vende prodotti ma offre consulenza.

5. Focus sulla pianificazione a lungo termine

Come pianificare a lungo termine con un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti non rispondono solo a specifiche esigenze di breve periodo ma anche, e soprattutto, a quelle legate ad una pianificazione finanziaria di lungo termine, supportando i clienti nel raggiungimento di obiettivi come per esempio la pensione, l’acquisto di una casa, l’istruzione dei figli o la gestione del rischio familiare.

Un consulente finanziario indipendente potrà sviluppare un piano dettagliato che includa risparmio, investimenti, assicurazioni, immobili, strategie di ottimizzazione fiscale e pianificazione successoria, garantendo così una sicurezza finanziaria di lungo termine. 

Un processo che parte necessariamente da un’approfondita analisi della situazione patrimoniale esistente, unita alle esigenze e agli obiettivi del cliente. Solo dopo aver focalizzato quegli aspetti che incidono sulla vita personale e della propria famiglia, potrà essere elaborato un piano finanziario che accompagni le varie fasi dell’esistenza del cliente e che si evolvi continuamente seguendo gli eventi che caratterizzeranno il trascorrere della vita familiare. Anche in caso di imprevisti.

6. Visione globale del patrimonio

Quale visione deI patrimonio hanno i consulenti finanziari indipendenti?

I consulenti finanziari indipendenti hanno una visione globale del patrimonio del cliente. Possono gestire l’intero portafoglio finanziario anche se detenuto in più banche, garantendo così la corretta diversificazione nel suo complesso senza il rischio di sovraesposizione in determinate asset class, di concentrazione del rischio o di emittente. Questo permette di seguire un’unica strategia armoniosa, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi del cliente. 

Ad esempio, un consulente finanziario indipendente potrebbe consigliare uno strumento finanziario per recuperare delle minusvalenze che hai maturato in una banca, modificando l’asset allocation nelle altre banche per mantenere equilibrata la strategia di investimento iniziale. Questo è possibile solo perché ha una visione totale del tuo portafoglio. Inoltre, il consulente finanziario indipendente, tiene in considerazione anche i tuoi asset non finanziari. Tutto finalizzato alla gestione totale del tuo patrimonio.

7. Maggiore fiducia e relazione personale

Come trovare un consulente finanziario indipendente di fiducia?

Costruire una relazione di fiducia è fondamentale. I consulenti finanziari indipendenti lavorano a stretto contatto con i propri clienti, offrendo un servizio personalizzato e creando relazioni durature basate sulla fiducia, sulla professionalità e l’imparzialità. 

Avendo un numero inferiore di clienti rispetto ai consulenti di banche e reti (ex promotori finanziari) o di un dipendente di banca, un consulente finanziario indipendente può dedicare più tempo e attenzione a ciascun cliente, garantendo un supporto più approfondito e mirato. I consulenti finanziari indipendenti puoi trovarli nella sezione dei Consulenti Finanziari Autonomi (o Indipendenti) consultabile sull’Albo vigilato dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari (in breve OCF). Verifica la sua professionalità, il suo percorso formativo e le sue eventuali certificazioni.

8. Adattabilità e flessibilità

I consulenti finanziari indipendenti sono flessibili?

I consulenti finanziari indipendenti sono estremamente flessibili nel rispondere alle esigenze in evoluzione dei clienti, adattando le strategie di investimento e pianificazione in base alle circostanze personali e di mercato.

Se le tue circostanze cambiano, come per esempio una nuova opportunità di lavoro, un cambiamento familiare o un’eredità ricevuta, un consulente finanziario indipendente, non vincolato da budget o pressioni commerciali, può rapidamente rivedere e aggiornare il tuo piano finanziario affinché possa riflette al meglio le nuove condizioni.

9. Supporto nelle decisioni complesse

Come prendere decisioni finanziarie complesse?

Le decisioni finanziarie possono essere complicate, ma un consulente finanziario indipendente offre il supporto necessario per comprendere le varie opzioni disponibili e prendere decisioni informate.

Sia che tu debba pianificare la successione, gestire un’eredità o scegliere tra diversi investimenti, un consulente indipendente ti fornirà consulenza chiara e imparziale, aiutandoti a navigare attraverso le complessità finanziarie con sicurezza.

10. Servizi Integrati di pianificazione

Quali servizi offre un consulente finanziario indipendente?

Oltre alla gestione degli investimenti, i consulenti finanziari indipendenti offrono consulenze integrate che includono la gestione del rischio e la pianificazione assicurativa, la pianificazione fiscale, la pianificazione immobiliare, la gestione dei debiti, la pianificazione successoria oltre a consulenze per investimenti in arte, beni da collezione e di lusso o metalli preziosi.

Un consulente finanziario indipendente può per esempio aiutarti a ottimizzare la tua situazione fiscale, gestire il patrimonio familiare e pianificare il passaggio di beni alla prossima generazione, fornendo un approccio olistico alla tua situazione finanziaria.

Conclusione

Fino a pochi anni fa, il termine “consulente finanziario” era poco conosciuto. Esisteva il promotore finanziario, ovvero colui che promuoveva prodotti e servizi della banca o della rete per cui lavorava. Dal 2018, questa definizione è stata variata in “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede”. 

Tuttavia, la struttura remunerativa per questa figura è rimasta invariata, basata cioè sulle provvigioni generate dai prodotti proposti, incentivi per collocare un prodotto piuttosto che un altro e premi per il raggiungimento di budget. Questi costi sono quasi sempre sostenuti dal cliente, spesso inconsapevole delle spese nascoste legate ai propri investimenti.

Sempre nel 2018 è stata riconosciuta dall’Albo dei Consulenti Finanziari (OCF) anche la figura del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente).

Sebbene appartenenti allo stesso Albo e apparentemente simili, quella del Consulente Finanziario Abilitato all’Offerta Fuori Sede e del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente) sono due professioni profondamente diverse tanto da essere divise in due sezioni dell’Albo ben distinte e separate.

A differenza dei consulenti legati a banche o reti, il consulente finanziario indipendente può offrire molti vantaggi, tra cui, forse i più importanti, trasparenza ed imparzialità. Un consulente finanziario indipendente è pagato direttamente da te con una parcella ben definita e chiara, senza costi nascosti, ma soprattutto lavora esclusivamente a tuo beneficio, senza conflitti di interesse con banche o compagnie assicurative e quindi senza pressioni commerciali.

Anche se da qualche tempo, alcune banche e reti, adottano un servizio di consulenza a pagamento, definita “evoluta”, si tratta di un servizio confinato nel perimetro dei prodotti collocati e distribuiti dalla banca. Un servizio ibrido che in alcuni casi, non fa altro che aumentare i costi per il cliente.

In definitiva, che tu voglia proteggere e valorizzare al meglio il tuo patrimonio oppure costruirne uno, con consigli imparziali e una strategia personalizzata, scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe essere la soluzione ideale per te.

Scissione asimmetrica: un’opportunità strategica per la pianificazione fiscale

Scissione asimmetrica: un’opportunità strategica per la pianificazione fiscale

La scissione asimmetrica è una strategia aziendale che permette la riorganizzazione del patrimonio societario, spesso utilizzata per passaggi generazionali o separazioni tra soci. Essa è regolata dal Codice Civile e soggetta a valutazioni fiscali specifiche.

Cos’è la scissione asimmetrica?

La scissione è un’operazione societaria disciplinata dagli artt. 2506 e 2506.1 del Codice Civile, attraverso la quale una società trasferisce parte o tutto il proprio patrimonio a una o più entità, che possono essere nuove o già esistenti. La scissione asimmetrica, prevista dall’art. 2506, comma 2, si verifica quando alcuni soci non ricevono partecipazioni nelle società beneficiarie, ma mantengono le loro quote nella società scissa. Tale operazione richiede il consenso unanime dei soci.

Quando è utile la scissione asimmetrica?

La scissione asimmetrica è utile in diversi scenari, tra cui:

  • Passaggi generazionali: facilita la suddivisione del patrimonio aziendale tra eredi, evitando conflitti.
  • Risoluzione di conflitti tra soci: permette la separazione tra rami familiari o soci con visioni divergenti sulla gestione aziendale.
  • Separazione patrimoniale: aiuta a riorganizzare gli asset aziendali senza interrompere l’attività.

Quali sono gli effetti fiscali della scissione asimmetrica?

Dal punto di vista fiscale, la scissione asimmetrica beneficia del principio di neutralità ai sensi dell’art. 173 del TUIR. Ciò significa che l’operazione non genera immediati obblighi fiscali, purché sia effettuata nel rispetto della normativa vigente e non abbia finalità elusive.

La scissione asimmetrica può essere considerata un abuso del diritto?

In passato, vi erano dubbi sulla possibilità che la scissione asimmetrica fosse considerata un’operazione elusiva. Oggi, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che tali operazioni sono lecite se finalizzate a preservare l’integrità aziendale e non mirano esclusivamente a ottenere vantaggi fiscali indebiti. Se la scissione è realizzata senza valide ragioni economiche o aziendali e con il solo scopo di evitare imposte, può essere considerata un abuso e sanzionata.

Quali precauzioni adottare per evitare problemi fiscali?

Per evitare contestazioni fiscali, è consigliabile:

  • Documentare le motivazioni economiche e aziendali alla base della scissione.
  • Evitare operazioni prive di sostanza economica che potrebbero essere interpretate come elusive.
  • Consultare un consulente finanziario indipendente per valutare la corretta applicazione della normativa e garantire la conformità fiscale dell’operazione.

La scissione asimmetrica rappresenta un’opportunità strategica per la gestione aziendale e patrimoniale, purché venga eseguita nel rispetto della normativa. Affidarsi ad un consulente finanziario indipendente che si avvale di esperti dedicati, è essenziale per sfruttarne i benefici senza incorrere in rischi fiscali o sanzioni.

Arte, Whiskey e Design – Opportunità di Investimento nei Mercati di Nicchia

Arte, whiskey e design: opportunità di investimento nei mercati di nicchia

Negli ultimi anni, gli investimenti alternativi in beni di nicchia – come arte, auto d’epoca, gioielli e whiskey pregiati – stanno guadagnando sempre più popolarità, specialmente tra gli investitori facoltosi. Questi asset rappresentano una quota crescente nei portafogli, ma comportano costi e rischi significativi. Di seguito analizziamo le opportunità e le sfide legate a questi investimenti, sottolineando l’importanza di una pianificazione accurata e dell’assistenza di un consulente finanziario indipendente.

Quali opportunità offrono gli investimenti in beni alternativi come arte, auto d’epoca, gioielli e whiskey pregiati?

Gli investimenti alternativi permettono di diversificare il portafoglio oltre i tradizionali asset azionari e immobiliari. Nel 2022, un’indagine Deloitte ha stimato il valore di questi beni a 2.174 miliardi di dollari, e il settore è destinato a crescere ulteriormente. Tra questi, l’arte domina il mercato, con vendite di dipinti che nel 2023 hanno generato 65 miliardi di dollari, principalmente tramite rivenditori e aste.

osa sono i Global Passion Assets e quali sono i loro risultati recenti?

I Global Passion Assets comprendono investimenti in beni di lusso e di nicchia, come vini, whiskey, gioielli e orologi. Nel 2023, il giro d’affari di questo segmento ha raggiunto i 2,65 miliardi di dollari. Ad esempio, i whiskey pregiati hanno registrato una crescita del 280% negli ultimi 10 anni, anche se recentemente il loro valore ha subito una flessione.

Qual è il rendimento a lungo termine degli investimenti in arte?

Sul lungo periodo, l’arte può essere altamente redditizia. Un’analisi sui rendimenti a 20 anni delle opere dei 100 maggiori artisti ha evidenziato un rendimento del 5,8%. Questo risultato supera l’inflazione e il rendimento del mercato immobiliare italiano, sebbene sia inferiore rispetto al potenziale rendimento dell’azionario. È interessante notare che investimenti in opere d’arte contemporanea e post-bellica hanno performato meglio rispetto agli Old Masters.

Quali sono i principali rischi e costi associati agli investimenti nei mercati di nicchia?

Investire in beni alternativi richiede competenze specifiche, poiché i costi e i rischi possono essere elevati. In molti casi, il rendimento di questi investimenti non riesce a battere l’inflazione o i rendimenti di investimenti tradizionali come il mercato azionario o immobiliare. È fondamentale valutare attentamente le commissioni, la liquidità del mercato e le specifiche dinamiche di ogni settore.

Perché è importante affidarsi a un consulente finanziario indipendente per investimenti alternativi?

Un consulente finanziario indipendente offre un supporto personalizzato e imparziale, essenziale per navigare le complessità dei mercati di nicchia. Può aiutarti a definire obiettivi chiari, strutturare una strategia d’investimento diversificata e limitare i rischi, ottimizzando i rendimenti del tuo portafoglio.