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Tag: Educazione finanziaria

10 motivi per scegliere un consulente finanziario indipendente

“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai.

Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio.

Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

E’ forse una delle frasi più celebri del film Matrix (1999). Da un lato c’è il nostro mondo, così come lo conosciamo e lo viviamo, e dall’altro c’è un mondo, a noi sconosciuto, in grado di spiegarci più a fondo il funzionamento del nostro. 

Sebbene la similitudine con Matrix possa sembrare poco inerente, quando si tratta di gestire il proprio patrimonio, la scelta del consulente finanziario può fare la differenza. Aprire dunque gli occhi su ciò che fino adesso si è fatto e guardare ad un altro modo di gestire il proprio patrimonio.

La ricchezza degli italiani ammonta a quasi 5.600 miliardi di euro (dato 2023). Di questi, circa 840 miliardi sono gestiti con strumenti finanziari ed assicurativi dai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (ex promotori finanziari). 

Sebbene propongano solitamente soluzioni di investimento migliori rispetto ai loro colleghi bancari, è bene ricordare che sono professionisti remunerati in base alle masse gestite e ai prodotti collocati. Vivono cioè di provvigioni sui prodotti proposti ai propri clienti.

Più costoso è il prodotto sottoscritto dal cliente, maggiore sarà il loro guadagno.

La remunerazione, così concepita, genera inevitabilmente un conflitto di interessi tra loro ed il cliente. 

Ed è questo, forse, il motivo principale per cui solo il 23% degli 840 miliardi sopracitati, è rappresentato da strumenti finanziari definiti “risparmio amministrato”. Quelli cioè meno costosi per il cliente e meno redditizi per chi li propone.

Occorre evidenziare, che all’interno dei prodotti amministrati esiste una nicchia di strumenti finanziari rappresentata dai certificates (certificati). Oltre ad essere strumenti non adatti a tutti i risparmiatori e spesso venduti alla clientela in maniera indiscriminata, prevedono dei costi di sottoscrizione o collocamento a volte considerevoli. Costi non visibili o non percepiti dal sottoscrittore ma decisamente presenti.

Vediamo quindi 10 motivi per cui scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe rivelarsi una decisione migliore rispetto a un consulente finanziario abilitato all’offerta.

1. Indipendenza e assenza di conflitti di interesse

Perché scegliere un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti operano senza avere rapporti con banche o reti commerciali e non hanno alcun interesse a collocare specifici strumenti finanziari. Questo consente loro di fornire consigli imparziali e personalizzati, basati esclusivamente sulle esigenze del cliente.

Un consulente finanziario indipendente potrà quindi consigliare lo strumento finanziario più efficiente disponibile sul mercato, senza essere limitato ai prodotti offerti da una singola banca.

Questo è possibile sia mantenendo i rapporti con la propria banca, sia scegliendo un diverso istituto che potrebbe anche offrire servizi e condizioni migliori.

2. Consulenza personalizzata e approccio su misura

Quali sono i vantaggi di rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente?

Un consulente finanziario indipendente elabora un piano finanziario personalizzato in base alle esigenze e agli obiettivi specifici del cliente, senza essere vincolato a modelli standardizzati imposti da banche o reti. Scevro da budget, incentivi e pressioni commerciali.

Se il tuo obiettivo è per esempio risparmiare per l’università dei tuoi figli, un consulente finanziario indipendente analizzerà la tua situazione finanziaria e svilupperà un piano su misura per raggiungere questo specifico scopo. Ed invece di consigliarti un prodotto convenzionale che risulti più vantaggioso per lui che per te, potrà indicarti le soluzioni più efficienti e quasi certamente, meno costose.

3. Trasparenza delle tariffe

Come viene pagato un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti offrono una struttura a parcella trasparente, generalmente basata su una tariffa oraria od una percentuale sugli asset gestiti anziché su commissioni derivanti dalla promozione di prodotti finanziari.

Con un consulente finanziario indipendente, conoscerai esattamente il costo dei servizi, senza spiacevoli sorprese o spese aggiuntive legate alla promozione di specifici prodotti finanziari che spesso, e non troppo casualmente, si rivelano i più costosi per te e di conseguenza, i più redditizi per chi li propone. 

Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (ex promotore finanziario) è a tutti gli effetti equiparato ad un agente di commercio. Promuove quindi i prodotti collocati o distribuiti dalla banca o dalla rete per cui lavora. Tutto legato a provvigioni (front fee e management fee), budget ed incentivi. Tutte forme di remunerazione, più o meno trasparenti, che sarai tu a pagare, anche se spesso non ne sei consapevole.

A tal proposito, ricorda di leggere sempre con attenzione il Rendiconto degli oneri e dei costi che il tuo intermediario (banca o sim) deve obbligatoriamente inviare entro il 30 aprile di ogni anno. Sebbene il documento sia piuttosto nebuloso e non di facile lettura, potrai scoprire il reale costo dei tuoi investimenti e, soprattutto, che non esiste alcun pasto gratuito. Soprattutto nel mondo della finanza.

4. Libertà di scelta e ampiezza di opzioni

Quali strumenti finanziari consiglia un consulente finanziario indipendente?

Non esiste lo strumento ideale né quello adatto per tutti. Occorre comprendere le esigenze e gli obiettivi del cliente. In generale, comunque, i consulenti finanziari indipendenti possono consigliare tutti gli strumenti finanziari, fatto salva qualche particolare eccezione ed evitando quelli più costosi o, più precisamente, meno efficienti. In questo modo offre la possibilità di creare un valido portafoglio e soprattutto personalizzato. 

Un consulente finanziario indipendente potrà raccomandare, per esempio, ETP (Exchange Traded Products), singoli titoli azionari, obbligazioni governative, corporate e high yeld, certificati e, seppur più raramente, alcuni fondi comuni d’investimento di diritto italiano ed estero ed alcuni strumenti assicurativi. Inoltre, può fornire consulenza su investimenti immobiliari o alternativi, selezionando quelli che meglio si adattano alle tue necessità, desideri ed obiettivi.

È bene evidenziare che il consulente finanziario indipendente non vende prodotti ma offre consulenza.

5. Focus sulla pianificazione a lungo termine

Come pianificare a lungo termine con un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti non rispondono solo a specifiche esigenze di breve periodo ma anche, e soprattutto, a quelle legate ad una pianificazione finanziaria di lungo termine, supportando i clienti nel raggiungimento di obiettivi come per esempio la pensione, l’acquisto di una casa, l’istruzione dei figli o la gestione del rischio familiare.

Un consulente finanziario indipendente potrà sviluppare un piano dettagliato che includa risparmio, investimenti, assicurazioni, immobili, strategie di ottimizzazione fiscale e pianificazione successoria, garantendo così una sicurezza finanziaria di lungo termine. 

Un processo che parte necessariamente da un’approfondita analisi della situazione patrimoniale esistente, unita alle esigenze e agli obiettivi del cliente. Solo dopo aver focalizzato quegli aspetti che incidono sulla vita personale e della propria famiglia, potrà essere elaborato un piano finanziario che accompagni le varie fasi dell’esistenza del cliente e che si evolvi continuamente seguendo gli eventi che caratterizzeranno il trascorrere della vita familiare. Anche in caso di imprevisti.

6. Visione globale del patrimonio

Quale visione deI patrimonio hanno i consulenti finanziari indipendenti?

I consulenti finanziari indipendenti hanno una visione globale del patrimonio del cliente. Possono gestire l’intero portafoglio finanziario anche se detenuto in più banche, garantendo così la corretta diversificazione nel suo complesso senza il rischio di sovraesposizione in determinate asset class, di concentrazione del rischio o di emittente. Questo permette di seguire un’unica strategia armoniosa, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi del cliente. 

Ad esempio, un consulente finanziario indipendente potrebbe consigliare uno strumento finanziario per recuperare delle minusvalenze che hai maturato in una banca, modificando l’asset allocation nelle altre banche per mantenere equilibrata la strategia di investimento iniziale. Questo è possibile solo perché ha una visione totale del tuo portafoglio. Inoltre, il consulente finanziario indipendente, tiene in considerazione anche i tuoi asset non finanziari. Tutto finalizzato alla gestione totale del tuo patrimonio.

7. Maggiore fiducia e relazione personale

Come trovare un consulente finanziario indipendente di fiducia?

Costruire una relazione di fiducia è fondamentale. I consulenti finanziari indipendenti lavorano a stretto contatto con i propri clienti, offrendo un servizio personalizzato e creando relazioni durature basate sulla fiducia, sulla professionalità e l’imparzialità. 

Avendo un numero inferiore di clienti rispetto ai consulenti di banche e reti (ex promotori finanziari) o di un dipendente di banca, un consulente finanziario indipendente può dedicare più tempo e attenzione a ciascun cliente, garantendo un supporto più approfondito e mirato. I consulenti finanziari indipendenti puoi trovarli nella sezione dei Consulenti Finanziari Autonomi (o Indipendenti) consultabile sull’Albo vigilato dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari (in breve OCF). Verifica la sua professionalità, il suo percorso formativo e le sue eventuali certificazioni.

8. Adattabilità e flessibilità

I consulenti finanziari indipendenti sono flessibili?

I consulenti finanziari indipendenti sono estremamente flessibili nel rispondere alle esigenze in evoluzione dei clienti, adattando le strategie di investimento e pianificazione in base alle circostanze personali e di mercato.

Se le tue circostanze cambiano, come per esempio una nuova opportunità di lavoro, un cambiamento familiare o un’eredità ricevuta, un consulente finanziario indipendente, non vincolato da budget o pressioni commerciali, può rapidamente rivedere e aggiornare il tuo piano finanziario affinché possa riflette al meglio le nuove condizioni.

9. Supporto nelle decisioni complesse

Come prendere decisioni finanziarie complesse?

Le decisioni finanziarie possono essere complicate, ma un consulente finanziario indipendente offre il supporto necessario per comprendere le varie opzioni disponibili e prendere decisioni informate.

Sia che tu debba pianificare la successione, gestire un’eredità o scegliere tra diversi investimenti, un consulente indipendente ti fornirà consulenza chiara e imparziale, aiutandoti a navigare attraverso le complessità finanziarie con sicurezza.

10. Servizi Integrati di pianificazione

Quali servizi offre un consulente finanziario indipendente?

Oltre alla gestione degli investimenti, i consulenti finanziari indipendenti offrono consulenze integrate che includono la gestione del rischio e la pianificazione assicurativa, la pianificazione fiscale, la pianificazione immobiliare, la gestione dei debiti, la pianificazione successoria oltre a consulenze per investimenti in arte, beni da collezione e di lusso o metalli preziosi.

Un consulente finanziario indipendente può per esempio aiutarti a ottimizzare la tua situazione fiscale, gestire il patrimonio familiare e pianificare il passaggio di beni alla prossima generazione, fornendo un approccio olistico alla tua situazione finanziaria.

Conclusione

Fino a pochi anni fa, il termine “consulente finanziario” era poco conosciuto. Esisteva il promotore finanziario, ovvero colui che promuoveva prodotti e servizi della banca o della rete per cui lavorava. Dal 2018, questa definizione è stata variata in “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede”. 

Tuttavia, la struttura remunerativa per questa figura è rimasta invariata, basata cioè sulle provvigioni generate dai prodotti proposti, incentivi per collocare un prodotto piuttosto che un altro e premi per il raggiungimento di budget. Questi costi sono quasi sempre sostenuti dal cliente, spesso inconsapevole delle spese nascoste legate ai propri investimenti.

Sempre nel 2018 è stata riconosciuta dall’Albo dei Consulenti Finanziari (OCF) anche la figura del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente).

Sebbene appartenenti allo stesso Albo e apparentemente simili, quella del Consulente Finanziario Abilitato all’Offerta Fuori Sede e del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente) sono due professioni profondamente diverse tanto da essere divise in due sezioni dell’Albo ben distinte e separate.

A differenza dei consulenti legati a banche o reti, il consulente finanziario indipendente può offrire molti vantaggi, tra cui, forse i più importanti, trasparenza ed imparzialità. Un consulente finanziario indipendente è pagato direttamente da te con una parcella ben definita e chiara, senza costi nascosti, ma soprattutto lavora esclusivamente a tuo beneficio, senza conflitti di interesse con banche o compagnie assicurative e quindi senza pressioni commerciali.

Anche se da qualche tempo, alcune banche e reti, adottano un servizio di consulenza a pagamento, definita “evoluta”, si tratta di un servizio confinato nel perimetro dei prodotti collocati e distribuiti dalla banca. Un servizio ibrido che in alcuni casi, non fa altro che aumentare i costi per il cliente.

In definitiva, che tu voglia proteggere e valorizzare al meglio il tuo patrimonio oppure costruirne uno, con consigli imparziali e una strategia personalizzata, scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe essere la soluzione ideale per te.

Educazione Finanziaria a Scuola: Un’Iniziativa Apprezzata da Tutti

Educazione finanziaria a scuola: un’iniziativa apprezzata da tutti

La Legge 5 marzo 2024, n. 21 ha introdotto l’educazione finanziaria nei programmi scolastici italiani, integrandola nell’educazione civica per un totale di 33 ore annuali. Questo rappresenta un passo importante per migliorare le competenze finanziarie dei giovani e colmare il gap di alfabetizzazione finanziaria nel nostro Paese.

Che cos’è la Legge 5 marzo 2024, n. 21 e quali sono i suoi obiettivi?

La Legge 5 marzo 2024, n. 21 ha integrato l’educazione finanziaria nei programmi scolastici italiani come parte dell’educazione civica. L’obiettivo principale è fornire ai giovani competenze finanziarie di base e avanzate, aiutandoli a gestire consapevolmente le risorse economiche, comprendere i rischi e riconoscere le opportunità nel sistema economico.

Quante ore di educazione finanziaria sono previste nei programmi scolastici?

La legge prevede che le 33 ore annuali di educazione civica includano anche argomenti di educazione finanziaria. Questi saranno adattati all’età e al livello degli studenti.

Quali temi vengono trattati nell’educazione finanziaria per i più piccoli?

Per i bambini delle scuole primarie, i temi trattati includono:

  • La gestione della paghetta.
  • I concetti base di risparmio.
  • La protezione dalle truffe.

Quali argomenti di educazione finanziaria sono previsti per gli studenti delle scuole superiori?

Per i ragazzi delle scuole superiori, i temi si estendono a concetti più complessi, come:

  • Il rapporto rischio/rendimento.
  • I mercati finanziari e il loro funzionamento.
  • La gestione del denaro in situazioni più articolate.

Qual è l’opinione dei genitori sull’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole?

Secondo un’indagine di Alleanza Assicurazioni e Bva Doxa:

  • L’80% dei genitori ritiene che l’educazione finanziaria possa avere un impatto positivo sui propri figli.
  • Solo il 12% dei genitori conosce bene la Legge 5 marzo 2024, mentre una parte significativa ha una conoscenza superficiale della normativa.

Cosa pensano gli insegnanti di questa iniziativa?

Anche gli insegnanti hanno accolto positivamente l’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici, riconoscendone l’importanza per preparare gli studenti ad affrontare le sfide economiche del futuro. Tuttavia, solo il 24% degli insegnanti conosce i dettagli della normativa.

Perché è importante l’educazione finanziaria nelle scuole?

L’educazione finanziaria è fondamentale per:

  • Ridurre il gap di alfabetizzazione finanziaria in Italia.
  • Preparare i giovani a prendere decisioni economiche consapevoli.
  • Promuovere una cultura finanziaria che favorisca la sicurezza economica a lungo termine.

Conclusione

L’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici rappresenta un passo importante per il futuro delle giovani generazioni. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare per aumentarne la conoscenza tra genitori e insegnanti, questa iniziativa offre una solida base per migliorare la consapevolezza economica e finanziaria dei cittadini italiani.

Fonte

L’ascesa della gestione passiva

Negli ultimi dieci anni, si è assistito a un marcato declino dei fondi a gestione attiva a favore della gestione passiva, come gli ETF e i fondi indicizzati. In particolare, negli Stati Uniti, le somme di denaro che confluiscono verso la gestione passiva hanno superato quelle destinate alla gestione attiva da diversi anni. In Europa, questa tendenza è meno evidente a causa di un sistema finanziario che rimane predominante bancario. Tuttavia, la maggior parte delle risorse finanziarie è ancora investita in fondi a gestione attiva, rappresentando circa l’80% del totale in Europa.

Il volume di gestione degli ETF ha mostrato una crescita costante ed esponenziale, raggiungendo i 6 trilioni di dollari a livello globale e i 1.000 miliardi di euro in Europa. In Italia, sulla piattaforma ETFPlus, si registrano giornalmente dai 20 ai 50 mila scambi di ETF. L’ammontare delle risorse investite su questo segmento è di circa 100 miliardi di euro. Il mercato della Borsa Italiana, essendo uno dei più significativi in Europa, compete con il mercato tedesco per il numero di contratti scambiati e per il volume degli scambi.

Tipologie di ETP (Exchange Traded Products)

Il termine “ETP” identifica un insieme di prodotti finanziari che condividono un obiettivo comune: replicare l’andamento di un indice di riferimento e essere negoziati in borsa. Tra questi, possiamo distinguere:

  • ETF (Exchange Traded Funds): Questi fondi sono simili ai fondi comuni di investimento e sono soggetti alla direttiva UCITS. Questa normativa impone limitazioni al gestore sui tipi di investimenti permessi, promuovendo la diversificazione del rischio e aumentando la sicurezza per l’investitore. Un altro vantaggio è che il patrimonio del fondo è tenuto separato da quello dell’ente emittente, proteggendo gli investitori in caso di insolvenza del gestore.
  • ETN (Exchange Traded Notes): Questi strumenti sono obbligazioni strutturate che possono replicare l’andamento di una varietà di asset, inclusi quelli più volatili o esotici. Un esempio specifico di ETN è l’ETC (Exchange Traded Commodity), che si focalizza sulle materie prime. A differenza degli ETF, gli ETN non sono vincolati dalla direttiva UCITS, il che permette una maggiore libertà di investimento, ma con minori garanzie per l’investitore, come nel caso di investimenti in criptovalute o l’uso di leve finanziarie elevate.

Gli ETF (Exchange Traded Funds)

Gli ETF sono strumenti di investimento che, simili ai fondi indicizzati, permettono agli investitori di esporsi a specifici indici di mercato, che possono essere geografici, settoriali, azionari o obbligazionari. Questi fondi replicano passivamente la composizione di un indice, aderendo strettamente al suo andamento e alle sue performance di rischio e rendimento. La loro distribuzione degli investimenti (asset allocation) è strettamente legata all’indice di riferimento che mirano a copiare.

A differenza dei fondi comuni di investimento tradizionali, che si comprano o vendono al valore netto di liquidazione calcolato alla fine della giornata, gli ETF offrono la flessibilità di essere acquistati e venduti come le azioni durante le ore di apertura del mercato. Questo consente agli investitori di operare in tempo reale, con la possibilità di conoscere e reagire al valore di mercato attuale attraverso un singolo ordine di acquisto o vendita.

Differenza tra NAV e prezzo

Il Net Asset Value (NAV) rappresenta il valore contabile di un fondo, calcolato come la differenza tra le attività e le passività. Questo valore viene aggiornato quotidianamente e espressa nella valuta di base del fondo.

Al contrario, il prezzo di mercato delle quote del fondo si forma nel mercato secondario attraverso l’interazione di domanda e offerta degli investitori e viene espresso nella valuta in cui le quote sono quotate.

È importante notare che il prezzo di mercato può non corrispondere al NAV del fondo. Non ci sono meccanismi automatici che garantiscano l’allineamento del prezzo di mercato al NAV nelle quote degli ETF, il che può portare a disallineamenti.

Questi disallineamenti rappresentano un rischio per l’investitore, il quale potrebbe trovarsi a comprare o vendere quote a un prezzo che non riflette il loro valore reale.

Un esempio di questo fenomeno si è verificato durante il crollo dei mercati a marzo 2020, in seguito alla pandemia di COVID-19. Durante questo periodo, alcuni ETF che investivano in classi di asset meno liquide, come i bond ad alto rendimento, hanno registrato quotazioni significativamente inferiori rispetto al loro NAV.

I metodi di replica

Esistono due principali approcci di replica per gli ETF: la replica fisica e la replica sintetica, entrambe mirate a minimizzare l’errore di tracciamento rispetto all’indice di riferimento.

La replica fisica è la più comune tra gli emittenti di ETF e si divide in due categorie: completa e ottimizzata. Nella replica fisica completa, l’ETF include tutti i titoli dell’indice sottostante, mentre nella replica fisica ottimizzata l’ETF investe in un subset rappresentativo di questi titoli.

Dall’altro lato, la replica sintetica si articola in due forme: funded e unfunded. In entrambi i casi, si utilizzano contratti derivati, come gli swap, per emulare il rendimento dell’indice. La versione unfunded è attualmente preferita per la sua capacità di ridurre il rischio di controparte. In questo modello, l’ETF e la controparte swap scambiano periodicamente le performance di un paniere sostitutivo con quelle del benchmark dell’indice, aggiustando per il costo dello swap, se presente. Se il benchmark supera il paniere sostitutivo, l’emittente avrà un credito verso la controparte, ma in caso di default di quest’ultima, si potrebbero verificare perdite per gli investitori. Le normative UCITS limitano il rischio per controparte al 10% del patrimonio netto dell’ETF, ma spesso gli emittenti adottano ulteriori precauzioni per mitigare ulteriormente il rischio.

Il principale vantaggio della replica fisica risiede nella sua capacità di eliminare il rischio di controparte grazie alla segregazione dei beni; tuttavia, questa metodologia può risultare leggermente meno efficiente e più costosa rispetto alla replica sintetica.

Costi

Gli ETF presentano diversi costi, che si possono classificare in due categorie principali:

Costi incorporati nel Valore Patrimoniale Netto (NAV) del fondo, che sono quindi riflessi nell’andamento grafico del fondo stesso. Questi includono:

  • Commissioni di gestione.
  • Costi amministrativi, quali le spese per la banca depositaria, la pubblicazione delle quote, l’organizzazione delle assemblee, l’invio di comunicazioni, le spese legali, e altri costi simili.
  • Costi di transazione associati agli scambi di titoli all’interno del portafoglio, o le commissioni imposte dalle controparti negli swap.

È importante notare che i costi di gestione e amministrativi sono compresi nell’Indicatore di Spese Correnti, mentre i costi di transazione non sono inclusi e possono essere identificati solamente attraverso i flussi EMT.

Costi che si verificano al momento dell’investimento o del disinvestimento:

  • Lo spread bid/ask, che è il differenziale tra il prezzo di acquisto e di vendita osservabile al momento della transazione delle quote dell’ETF.
  • I costi di esecuzione delle operazioni, che sono applicati dalla banca, dalla Società di Intermediazione Mobiliare (SIM), o dal broker.

È rilevante sottolineare che gli ETF non prevedono costi di ingresso o di uscita, né commissioni di performance.

ETC (Exchange Traded Commodities)

Gli ETC e gli ETN (Exchange Traded Notes) si differenziano dai fondi comuni per il loro metodo di emissione: non vengono distribuiti come quote di fondi ma piuttosto come titoli di debito. Questa caratteristica li esclude dalla categoria degli organismi di investimento collettivo definiti dalla direttiva UCITS, quindi non sono soggetti ai relativi regolamenti. Tuttavia, possono essere considerati investimenti compatibili per i fondi UCITS, cioè possono essere inclusi tra gli asset acquistabili da tali fondi.

Per quanto riguarda la garanzia, gli ETC possono essere classificati in due categorie:

  • ETC con replica fisica, che sono garantiti da un attivo fisico. Questo tipo di ETC è tipico per le materie prime che si prestano a un facile stoccaggio, come i metalli preziosi (oro, argento, platino e palladio). In questo caso, il prezzo dell’ETC segue il prezzo spot della materia prima corrispondente.
  • ETC con replica sintetica, che invece utilizzano un contratto derivato per offrire esposizione alla materia prima. Questi ETC sono generalmente supportati da garanzie collaterali e il loro valore segue l’indice dei contratti future sulla materia prima in questione.

Futures e rolling sui contratti

Il contratto future è un accordo di compravendita a termine, in questo caso su materie prime. Tale contratto permette l’acquisto di un quantitativo definito di materia prima in una data futura prestabilita, conosciuta come “scadenza”, a un prezzo fissato al momento della stipulazione del contratto, denominato “Prezzo Forward”. Il future può essere trattato anche come un contratto derivato indipendente.

Nel contesto normale del Contango, un Exchange Traded Commodity (ETC) può subire perdite non direttamente correlate alle variazioni di prezzo della materia prima di riferimento, ma piuttosto legate alla necessità di aggiustare continuamente le posizioni per mantenere l’esposizione desiderata.

Gli ETC che utilizzano una replica sintetica della materia prima possono mostrare rendimenti significativamente diversi rispetto alla materia prima stessa, soprattutto se mantenuti per periodi medi o lunghi. Pertanto, si raccomanda di impiegare questi strumenti principalmente per operazioni speculative di breve termine, dell’ordine di pochi giorni.

ETN (Exchange Traded Notes)

Gli ETN sono strumenti finanziari che agiscono come obbligazioni zero-coupon e sono privi di scadenza, progettati per tracciare le performance di un indice specifico. Chi investe in ETN presta essenzialmente denaro alla banca emittente, diventando un suo creditore. Questo espone l’investitore al rischio di controparte, ovvero al rischio di perdere il capitale investito nel caso in cui la banca emittente fallisca. È possibile che gli ETN offrano opzioni di collateralizzazione per mitigare tale rischio.

Questi strumenti sono regolati dalla direttiva UCITS, che permette loro di coprire una gamma più ampia di classi di asset o indici rispetto a quanto normalmente consentito ai fondi comuni. Tuttavia, questa flessibilità si traduce in minori garanzie per gli investitori rispetto alle norme di diversificazione tipiche dei prodotti UCITS. Ad esempio, gli ETN possono investire in asset come le criptovalute, che sono esclusi dai fondi comuni.

Gli ETN possono anche incorporare strategie che utilizzano la leva finanziaria, potendo mirare a rendimenti sia positivi che negativi rispetto all’indice di riferimento, con leve che possono superare il rapporto di 2:1. Questo significa che possono amplificare i guadagni, ma anche aumentare i rischi di perdite.

La leva finanziaria

Gli Exchange Traded Products (ETP) a leva sono strumenti finanziari che mirano a replicare la performance giornaliera di un dato indice, moltiplicata per un fattore di leva specificato. Questo fattore di leva amplifica i rendimenti giornalieri dell’indice di riferimento. Tuttavia, per periodi di tempo superiori a un giorno, il rendimento complessivo di un ETP a leva può deviare notevolmente da quello inizialmente previsto a causa dell’effetto cumulativo della leva applicata giornalmente.

Gli Exchange Traded Notes (ETN) che utilizzano la leva o che adottano strategie short sono concepiti principalmente per operazioni di trading di breve termine. Non è consigliabile mantenere questi strumenti per periodi che superano la durata di una singola sessione di mercato, data la loro struttura e le dinamiche di rischio associate.

La rendicontazione obbligatoria dei costi di investimento: un documento trascurato e ancora poco conosciuto

Dal 3 gennaio 2018, data di entrata in vigore della normativa MiFID II (Markets in Financial Instruments Directive II), banche, Poste Italiane, società di intermediazione mobiliare (SIM) e reti di consulenti finanziari sono tenute a fornire ai loro clienti una rendicontazione dettagliata dei costi associati agli investimenti nell’anno precedente. Questo documento, che deve essere inviato entro il 30 aprile di ogni anno, ha lo scopo di aumentare la trasparenza e permettere agli investitori di comprendere meglio le spese sostenute nell’ambito dei servizi di investimento.

Nonostante l’importanza di questa disposizione, sembra che la sua notorietà tra i clienti rimanga bassa. Le ragioni di questa scarsa consapevolezza possono essere molteplici. In primo luogo, banche e operatori finanziari potrebbero non essere incentivati a fare ampia pubblicità a un documento che esplicita i costi spesso elevati gravanti sugli investimenti dei clienti. Questo potrebbe portare a una percezione negativa dei servizi offerti e, di conseguenza, a possibili ripercussioni commerciali.

Inoltre, la complessità dei termini utilizzati e la natura stessa delle informazioni presentate, alcune delle quali non strettamente inerenti alla finalità di tale documento, possono rendere difficile per la maggior parte dei risparmiatori comprendere appieno il contenuto e l’importanza della rendicontazione. Questo aspetto mina l’efficacia della normativa, che mira a garantire trasparenza e a permettere decisioni informate da parte degli investitori.

D’altra parte, la rendicontazione obbligatoria offre ai clienti un’opportunità preziosa di valutare l’efficacia e la convenienza dei servizi di investimento ricevuti. Gli investitori possono e dovrebbero utilizzare queste informazioni per confrontare i costi e i servizi offerti da differenti operatori del mercato e verificare l’impatto che essi hanno sull’efficienza del proprio portafoglio, incentivando così una maggiore concorrenza e miglioramento dei servizi finanziari.

Le autorità di regolamentazione, le associazioni dei consumatori ed i consulenti finanziari indipendenti giocano un ruolo cruciale in questo contesto. È essenziale che promuovano una maggiore educazione finanziaria e spingano per una divulgazione più efficace e accessibile delle informazioni relative ai costi di investimento. Solo attraverso un impegno congiunto e una maggiore sensibilizzazione sarà possibile assicurare che tutti gli investitori possano trarre pieno vantaggio dalle protezioni offerte dalla normativa MiFID II.

In conclusione, mentre la rendicontazione obbligatoria rappresenta un passo avanti significativo verso la trasparenza finanziaria, il suo successo dipende dall’effettiva implementazione e dalla capacità di raggiungere gli investitori in modo efficace e comprensibile. È fondamentale che tutte le parti interessate lavorino insieme per superare le sfide attuali e garantire che ogni investitore possa fare scelte informate riguardo ai propri investimenti finanziari.