Perché il ‘fai da te’ negli investimenti spesso porta a risultati inferiori: l’analisi dei numeri
Introduzione
Quando si parla di investimenti, molti si affidano all’intuito o alle proprie conoscenze ritenendo di poter competere con i professionisti del settore. Eppure, numerosi studi – fra cui quelli condotti da Dalbar Inc. e JP Morgan – mostrano come l’investitore “fai-da-te” tenda a ottenere risultati significativamente inferiori rispetto a chi adotta strategie più strutturate.
Perché investire “fai-da-te” può portare a rendimenti inferiori nel lungo periodo?
Secondo un’analisi di Dalbar Inc. e di JP Morgan, l’investitore fai-da-te negli Stati Uniti ha ottenuto un rendimento annualizzato medio del 3,6% negli ultimi 20 anni. Sebbene questo dato superi l’inflazione media (2,2%), risulta più basso rispetto a strategie semplici come un portafoglio bilanciato 60/40 tra azioni e obbligazioni (7,4% annuo) o l’investimento nell’S&P 500 (fino al 9,4% annuo).
Quali sono i confronti di rendimento sulle diverse strategie d’investimento?
- Fai-da-te: 3,6% annuo
- Portafoglio bilanciato 60/40 (azioni/obbligazioni): 7,4% annuo
- Investimento nel solo S&P 500: 9,4% annuo
I dati mostrano che, anche guardando a orizzonti di 30 anni, il risultato dell’investitore non professionista resta significativamente inferiore rispetto a strategie passive e a indici di riferimento.
Cosa causa il divario di rendimento tra chi fa da sé e chi usa strategie strutturate?
Il “gap di rendimento” è dovuto a diversi fattori:
- Errori psicologici, come l’eccesso di fiducia e la paura irrazionale che spingono a comprare o vendere nei momenti meno opportuni.
- Dinamiche oggettive del mercato: solo l’1,3% delle azioni ha generato la maggior parte della ricchezza globale tra il 1990 e il 2018, mentre gran parte dei titoli ha avuto rendimenti inferiori ai titoli di Stato.
Perché scegliere singoli titoli può essere rischioso?
Concentrarsi su singole azioni aumenta la probabilità di sottoperformare gli indici, poiché la maggioranza dei titoli non offre rendimenti all’altezza delle aspettative. Al contrario, una strategia diversificata – come l’investimento in un paniere più ampio o in ETF che replicano indici – riduce il rischio di mancare le poche azioni che effettivamente trainano il mercato.
In che modo un consulente finanziario indipendente può migliorare i rendimenti?
Un consulente finanziario indipendente aiuta a:
- Limitare gli errori emotivi, guidando l’investitore in base a dati oggettivi e analisi mirate.
- Strutturare un portafoglio bilanciato, che tenga conto delle esigenze e del profilo di rischio del cliente.
- Evitare conflitti di interesse, poiché non è legato alla promozione di prodotti specifici.
Conclusioni
I numeri parlano chiaro: affidarsi a un approccio fai-da-te potrebbe sembrare conveniente, ma spesso porta a rendimenti più bassi sul lungo periodo. L’aiuto di un professionista – in particolare di un consulente finanziario indipendente – permette di adottare strategie più efficaci e di minimizzare gli errori determinati da emotività e scarsa conoscenza. Per informazioni su come strutturare un piano di investimento solido e duraturo, contattami.